Non toccateci l’Arcella,Padova è pure quella

Siamo 6 ragazzi che abitano all’Arcella e ognuno di noi ha avuto almeno un’esperienza sul degrado e sulla piccola criminalità all’Arcella. Proprio per questo lo sentiamo come un problema quindi abbiamo cercato delle persone che potessero darci maggiori informazioni e il loro parere sul degrado e sulla criminalità del quartiere.

Siamo riusciti a trovare e intervistare una ragazza del posto che lavora in un negozio dell’usato. Da quest’intervista abbiamo constatato che dire che all’Arcella ci sia così tanta criminalità è errato per il semplice fatto che è presente,anche con un tasso maggiormente elevato,in altri quartieri.Ma alla fine è risultato che la stazione sia la zona che presenta il maggior tasso di criminalità nel quartiere.

L’Arcella negli ultimi 5 anni ha subito un miglioramento,tuttavia si è abbassata l’età in cui ci si inizia ad approcciare con la “criminalità”.

Per alcuni anziani la presenza di molti extracomunitari è diventata una quotidianità che in un certo senso ha aiutato a sfatare l’idea di straniero come elemento nuovo e quindi potenzialmente pericoloso.E tutto questo è andato a modificare l’assetto di equilibrio che c’era prima.

Può essere che la criminalità abbia influito sul degrado dell’ambiente all’Arcella ma questa pecca dovrebbe essere sistemata a breve con la raccolta porta a porta,un’attività introdotta anche in altre zone da più di 10 anni e che speriamo possa migliorare l’ambiente e attivare un sistema “punitivo” per chi non inizia ad avere un certo comportamento nel rispetto dell’ambiente.

Il modo migliore per contribuire a migliorare il quartiere è senza dubbio quello di smuovere le conoscenze dei cittadini,cosa che è già iniziata anche se procede a rilento.

Emma,Federico,Meng,Tommaso,Federico,Emma

Articolo “ACQUA”

World Social Agenda

Salve, siamo un gruppo di ragazzi della classe 1^F del Liceo Scientifico E. Curiel di Padova che hanno aderito al progetto Planet del World Social Agenda riguardo alla categoria “Acqua”.

Per approfondire l’argomento ci siamo recati presso il nodo idraulico di Padova o “Cunetta del Brenta” per parlare con un esponente dell’associazione “Brenta sicuro”, Marino Zamboni, e con l’ex sindaco di Camponogara, Alfredo Tamburini.

Le tematiche affrontate durante l’incontro riguardavano i problemi legati ai fiumi del nostro territorio, quindi il Brenta, il Piovego, il Bacchiglione e il Naviglio Brenta con un approfondimento su ciò che è accaduto durante l’alluvione del 1966 attraverso la voce di un testimone, il signor Tamburini.

Uno dei problemi più importanti e di cui si è molto parlato durante la nostra intervista è stato il dissesto idrogeologico.

In alcune zone c’è stato un cedimento arginale dovuto al fatto che i fiumi di cui abbiamo parlato, il Brenta e il Piovego, sono dei fiumi artificiali scavati centinaia di anni fa e gli argini che li contengono sono stati costruiti con materiali non idonei alla tenuta dell’acqua. Di conseguenza i cedimenti sono molto frequenti e gli argini vanno continuamente monitorati e rinforzati. Per lo stesso motivo questi fiumi, incluso anche il Bacchiglione, sono a continuo rischio alluvione. Per esempio nel 2010 l’alluvione del Bacchiglione ha causato l’allagamento del piano terra delle case.

Anche per questo l’associazione “Brenta sicuro” sollecita le istituzioni pubbliche a lavorare sul monitoraggio degli argini. Grazie a loro infatti sono state effettuate delle attività di monitoraggio sia del Brenta che del Bacchiglione nel 2017.

Un altro grave problema è dovuto alla grande quantità di rifiuti che infesta gli argini dei fiumi.

Ad occuparsi di questi rifiuti sono i comuni di competenza che spendono molti soldi nella raccolta di tale spazzatura. Il problema è che, in questo caso, è molto difficile riuscire a dividere la plastica dal secco e di conseguenza il costo per smaltire questi rifiuti è doppio rispetto alla raccolta differenziata. In più durate il taglio degli alberi non si presta attenzione alla spazzatura impigliata tra i rami e di conseguenza questa si moltiplica.

Per fronteggiare questo problema sono nate molte iniziative che raccolgono gruppi di volontari per raccogliere i rifiuti lungo le sponde. Una di queste è l’iniziativa “Amiamo il nostro Brenta” fondata dall’associazione “Brenta sicuro”. Grazie a queste associazioni si possono sensibilizzare le persone sui problemi ambientali ed economici legati ai rifiuti.

Uno dei nuovi progetti più importanti per i fiumi è il completamento dell’idrovia che parte in zona industriale di Padova e continua fino a Vigonovo; lo scopo è farla arrivare fino in Laguna a Venezia.

L’idrovia nasce negli anni ‘60 come via di trasporto merci grazie a delle chiatte che dovevano collegare la Laguna a Padova. Nel 1988, però, è stata chiusa rimanendo quindi incompleta.

Nel 2010, in seguito all’alluvione che colpì il Bacchiglione si decise di riaprirla per farla diventare un canale dove far confluire le acque in caso di alluvione del Brenta/Bacchiglione per evitare l’innalzamento eccessivo del livello dei due fiumi. Si calcola che l’idrovia riuscirebbe a sviare 350m2 al secondo (non pochi)!

Per quanto riguarda invece l’alluvione del 1966, grazie al Signor Alfredo Tamburini siamo riusciti a conoscere molte curiosità sull’accaduto.

L’alluvione iniziò a causa delle abbondanti piogge che colpirono la regione nell’autunno di quell’anno che causarono la rottura degli argini del Brenta per via della grande quantità d’acqua che dovevano contenere. L’acqua si diresse quindi verso Lova superando gli argini del “Fiumazzo”, il canale che collega la Laguna a Corte, e allagando tutti i paesi limitrofi.

A quel punto, per riuscire a far defluire l’acqua che aveva inondato le campagne e le città si decise di tagliare gli argini del Brenta nel punto dove inizia la deviazione che dalla Romea porta a Padova. Per fare ciò serviva della dinamite per riuscire a far saltare la parte di argine che dava sulla Romea, ma l’esplosivo doveva essere portato da Udine.

Nel frattempo il livello dell’acqua si stava alzando sempre di più e i cittadini di quelle zone si unirono per alzare gli argini con dei sacchi di sabbia per evitare che l’acqua esondasse ancora. All’arrivo della dinamite si fece esplodere il punto prestabilito e l’acqua poté quindi defluire verso la Laguna.

Grazie a questa intervista siamo riusciti a dare maggior peso alle problematiche legate ai fiumi e a capire che il nostro territorio è strettamente legato al loro corso e alla loro storia.

Secondo noi questo lavoro è stato molto utile e significativo, ci ha fatto riflettere in primis sull’ambiente e più approfonditamente sulle tematiche riguardanti il fiume Brenta. La domenica che abbiamo incontrato, Marino Zamboni e Alfredo Tamburini è stata una giornata stupenda, abbiamo camminato lungo le sponde del fiume Brenta e abbiamo intervistato i due signori. Alla fine ci hanno regalato una maglia di colore azzurro.

Mattia Foglia, Nicola Salvan, Alessandro Vettore, Marialetizia Zanella, Youssef Zitoune

E mentre respiriamo, respiriamo morte. Liceo Cornaro, Gruppo Aria

Emergenza smog sempre più cronica in Italia: aria irrespirabile nelle grandi città con un 2017 da “codice rosso” a causa delle elevate concentrazioni delle polveri sottili e dell’ozono. A fotografare la situazione è Mal’aria 2018 – “L’Europa chiama, l’Italia risponde?”, il rapporto sull’inquinamento atmosferico nelle città italiane che Legambiente presenta alla vigilia del vertice di Bruxelles sulla qualità dell’aria. Un incontro, rivolto agli otto paesi in procedura di infrazione, tra cui c’è anche l’Italia, e fortemente voluto dalla Commissiona Europea che in questi giorni ha lanciato anche un ultimatum al nostro paese, chiedendo al ministro dell’ambiente Galletti aggiornamenti sulle misure pianificate dall’Italia in materia di inquinamento atmosferico. In mancanza di misure concrete ci sarà il rinvio alla Corte di giustizia europea con inevitabili e salatissime multe per l’Italia.
Intanto la qualità dell’aria della Penisola lascia a desiderare: dopo il confronto tra “l’aria che tira in alcune città italiane ed europee”, Legambiente fa ora il punto sull’inquinamento atmosferico nella Penisola. Dal report Mal’aria emerge che, nel 2017 in ben 39 capoluoghi di provincia italiani è stato superato, almeno in una stazione ufficiale di monitoraggio di tipo urbano, il limite annuale di 35 giorni per le polveri sottili con una media giornaliera superiore a 50 microgrammi/metro cubo. Le prime posizioni della classifica sono tutte appannaggio delle città del nord (Frosinone è la prima del Centro/Sud, al nono posto), a causa delle condizioni climatiche che hanno riacutizzato l’emergenza nelle città dell’area del bacino padano.
Su 39 capoluoghi, ben cinque hanno addirittura oltrepassato la soglia di 100 giorni di smog oltre i limiti: Torino (stazione Grassi) guida la classifica con il record negativo di 112 giorni di livelli di inquinamento atmosferico illegali; Cremona (Fatebenefratelli) con 105; Alessandria (D’Annunzio) con 103; Padova (Mandria) con 102 e Pavia (Minerva) con 101 giorni. Ci sono andate molto vicina anche Asti (Baussano) con 98 giorni e Milano (Senato) con le sue 97 giornate oltre il limite. Seguono Venezia (Tagliamento) 94; Frosinone (Scalo) 93; Lodi (Vignati) e Vicenza (Italia) con 90.
Proprio su Padova ci concentriamo. La città veneta risulta dati alla mano la quarta città italiana più inquinata in Italia, tanto che la regione ha voluto anche prendere dei provvedimenti; questi sono strutturati su “livelli di allerta”, da verde a rosso, in funzione della qualità dell’aria, secondo un meccanismo di attivazione legato ai superamenti del valore medio e riguardano il traffico e gli impianti termici civili e delle combustioni all’aperto.
Le principali cause dell’inquinamento dell’aria sono dovute alle attività umane. I trasporti è una delle maggiori attività dell’uomo con la quale produce alti livelli di smog nell’aria. L’inquinamento proveniente dalle auto dipende molto dal tipo di combustibile utilizzato:

  • autoveicoli a benzina producono emissioni di anidride carbonica (CO2) e NOx;
  • autoveicoli a metano e GPL producono principalmente particolato (PM10), idrocarburi(HC), ossidi di azoto (NOx), biossido di zolfo (SO2).
    Basti pensare che ogni anno sono sempre in costante aumento il numero di immatricolazioni di nuove auto. Gli ultimi dati relativi al primo trimestre del 2016 indicano come in Italia sia cresciuto del 21% (oltre 520 mila autovetture) il numero di immatricolazione di autovetture rispetto gli anni passati.Le cause dell’inquinamento dell’aria non finiscono qui oltre al settore dei veicoli ci sono diverse fonti antropiche derivante appunto dall’attività umana come il riscaldamento domestico anche qui gli agenti emessi dipendono dal combustibile utilizzato e dalla tipologia del riscaldamento. L’utilizzo di combustibili fossili della produzione di elettricità sempre per le nostre abitazioni.
    Per non parlare del settore dell’industria dal quale provengono ingenti quantità di solventi, nebbie acide, metalli pesanti e polveri rilasciate dalla lavorazione delle macchine. Altri agenti inquinanti provengono anche dal settore dell’agricoltura e del trattamento dei rifiuti.
    Infine per annoverare le cause dell’inquinamento dell’aria proveniente da fonti naturali ci sono le eruzioni vulcaniche che diffondono nell’aria polveri tossiche e piene di agenti chimici e ancora la decomposizione di composti organici.
    L’impatto sull’ambiente di queste sostanze inquinanti hanno due conseguenze principali:
  • impatto sull’ambiente;
  • impatto sulla salute dell’uomo.
    Per quanto riguarda i danni sulla salute dell’uomo l’inquinamento dell’aria comporta alte concentrazioni di agenti che interferiscono con l’attività polmonare dell’uomo. Aumento di malattie respiratorie come bronchiti, asma, enfisemi, malattie cardiovascolari e ancora la formazione di neoplasie maligne (cancro polmonare e leucemie).
    Più del 50% della popolazione che vive nei grandi centri urbani è esposta a livelli di PM10 superiore alla media.
    Per quanto invece riguarda i danni all’ambiente possiamo elencare tre tipologie principali di conseguenze:
  • buco dell’ozono;
  • effetto serra;
  • piogge acide.
    In questi anni l’ozono è diventato un problema sempre più crescente. L’ozono infatti è una sostanza importante sia per la terra che per gli essere umani consiste infatti in uno schermo naturale per le radiazioni ultraviolette (UV) provenienti dal sole. Da alcuni anni però la quantità di ozono dell’aria è diminuita a causa di alcune sostanze di origine antropogenica.
    L’effetto serra è un’ulteriore conseguenza delle sostanze inquinanti rilasciate nell’aria. Questo fenomeno è provocato da una miscela di gas presenti nell’atmosfera definiti appunto (gas serra). L’inquinamento dell’uomo potrebbe alterare la presenza di questi gas nell’aria e quindi andare a modificare la successione naturale di periodi caldi e freddi della temperatura terrestre.
    Se la concentrazione di gas serra aumenta c’è il rischio che si inneschi un rapido riscaldamento del clima terrestre avendo degli effetti drammatici sugli equilibri climatici del nostro pianeta.
    Infine le piogge acide sono delle ricadute di particelle gassose inquinanti e precipitazioni acide nell’atmosfera. Queste precipitazioni tossiche avvengono sotto forma di pioggia, neve e nebbia. Le sostanze che danno vita alle “piogge acide” sono gli ossidi di zolfo (SOx) e gli ossidi di azoto (NOx).
    Queste deposizioni acide danneggiano l’ambiente alterando la disponibilità di elementi nutritivi riducendo la fertilità del territorio colpito. L’uomo e gli animali possono subire danni indiretti dalle piogge acide qualora si nutrono di alimenti provenienti da acque e suoli acidificati.

Famiglia e regole

Le regole sono fondamentali, in ogni ambito. Questa è l’opinione dei responsabili del nostro laboratorio di fisica. Per loro, soprattutto, le regole servono a salvaguardare la salute degli studenti, che possono ferirsi facendo esperimenti termici o usando la corrente (pericolosa se viene a contatto con l’acqua). Nel nostro laboratorio nessuno si è mai fatto male, grazie a un ottimo lavoro di prevenzione e al fatto che le regole vengano continuamente ricordate agli studenti. Le leggi nell’ambito della famiglia hanno la stessa funzione. È a questo proposito che abbiamo intervistato una psicoterapeuta attualmente in pensione. Dopo un’accoglienza calorosa, a ogni nostra domanda ha risposto in modo esauriente e coinvolgente, aggiungendo interessanti aneddoti.

Abbiamo scoperto che lei inizialmente aveva studiato giurisprudenza, mai poi si è occupata soprattutto di coppie che desiderano separarsi. <<Quando si ha a che fare con una persona bisogna sempre pensare al contesto in cui si trova, in particolare alla sua famiglia. Quando succede qualcosa c’è sempre una causa scatenante, ma il motivo non è mai uno solo. Ci sono alcune fondamentali regole che riguardano la famiglia: i genitori sono liberi di avere figli, ma hanno l’obbligo di mantenerli ed educarli. Essere genitori è un diritto che comporta dei doveri. Se non si rispettano i propri doveri, si viene allontanati dal proprio figlio dallo Stato, che agisce attraverso il Tribunale dei minori. La famiglia solitamente è formata dai figli e da una coppia. Il rapporto tra figli e genitori dovrebbe essere un rapporto affettivo, ma nonostante sia più semplice permettere ai figli di fare ogni cosa, i genitori devono essere in grado di dire anche dei “no” nell’interesse dei figli.  I figli devono essere portati a responsabilizzarsi e a capire che quello che fanno è per loro stessi, non per gli altri. I genitori devono educare, non sgridare, possono avere delle attese, ma senza mai opprimere i figli con le loro aspettative.
I genitori possono decidere di separarsi, per motivi sociali (uno dei due ha un lavoro insoddisfacente o ha perso il lavoro) che causano loro depressione e malessere oppure per motivi legati alla relazione fra loro e con i figli. Questi ultimi possono dipendere dal fatto che i partner vengano da esperienze diverse, dal fatto che uno investa l’altro di un ruolo genitoriale e scarichi ogni lavoro domestico su di lui o più spesso dall’assenza di un’autentica comunicazione. La gente talvolta non è abituata a comunicare e non ne trova il tempo, ha fretta e non riesce a fermarsi e a contemplare cosa c’è di positivo, o addirittura tace per evitare un litigio (che così facendo rinvia, rendendo insostenibile la situazione). Insomma non riesce ad accettare l’altro nella sua interezza, tollerando i suoi difetti e tentando di affrontarli senza scontrarsi. Anche quando si è in procinto di separarsi, bisogna ricordare che la coppia coniugale può morire, ma quella genitoriale mai, che nella relazione c’è stato del buono, che il matrimonio non si rompe a causa di una sola persona e che bisogna accettare gli imprevisti (troppo spesso si ha in mente un sogno da realizzare e non si riesce ad accettarli).
Insomma, il rapporto fra genitori e figli dev’essere educativo, ma anche affettivo. I figli devono imparare che il genitore non è un bene quantistico e che l’affetto per un figlio non diminuisce o esclude l’affetto per gli altri. Devono anche capire che i genitori se non danno un permesso lo fanno nell’interesse del figlio e non nel proprio. I figli vanno aiutati quindi gradualmente a responsabilizzarsi.>>

Laura, Lorenzo, Sabrina, Sara, Tobia (1°D, L.S.Fermi)

I signori del cibo e la partecipazione

Studenti e studentesse della classe 4DC dell’IPSEOA “Pietro d’Abano” hanno riletto il libro di Stefano Liberti, I signori del cibo. Viaggio nell’industria alimentare che sta distruggendo il pianeta (2016) alla luce delle categorie “partecipazione” e “comunità”. Qui sotto il video preparato ed utilizzato durante la mattinata finale del progetto World Social Agenda 2017-18 presso l’Istituto.

Per seguire il video, scarica anche il testo della presentazione del lavoro.